Open (Andre Agassi)

Un gran bel libro, tanto più perchè inaspettato.

Sport: tennis, certo. E anche amicizia, amore, crescita personale, famiglia. Senza mai una sbavatura, un auto-compiacimento.

Un padre tiranno e tuttavia infine rispettato, nelle sue idee fisse e certezze incrollabili. Allenatori amici – grandi veri amici – che lo aiutano a crescere, e non solo nel diventare il numero uno al mondo.

Non dev’essere stato un tipo simpatico, Andre Agassi, nè cerca di esserlo nel libro. Non risparmia frecciate velenose a qualche collega – Pete Sampras, l’eterno rivale, di cui riconosce la superiorità, che dà un solo dollaro di mancia al ragazzo che gli porta l’auto da centinaia di migliaia di dollari – e tuttavia si avverte sempre un grande rispetto verso tutti gli avversari, per la condivisione di un impegno mentale e fisico che in certe partite porta l’organismo oltre i limiti umanamente sopportabili, che comunque sono superati da una riserva di energia che sempre da qualche parte si riesce ad estrarre.

La fatica immane ed il dolore fisico si respirano, sopratutto sugli odiati campi in terra battuta.

Sposerà la più grande tennista di quei tempi, forse di tutti i tempi – Steffi Graf – e scriverà belle pagine di amore, per lei e per i due figli.

Leggendo le fatiche, le delusioni, lo stress, i tormenti di polso e spalla e schiena, ti chiedi se ne valga la pena. Non so rispondere per me, anche se credo che chi ha un talento così grande per qualcosa, per qualsiasi cosa, semplicemente non possa fare a meno di assecondarlo, anche se l’inizio ha significato la negazione dell’infanzia con un padre che lo teneva ore davanti al drago, uno feroce sparapalle autoprogettato.

Tante cadute e tante risalite. Infine i patrimoni di Andre e Steffi dedicati alla costruzione di una scuola per ragazzi che se no non ci andrebbero. Forse per questo è valsa la pena giungere a dover accontentare la schiena, quando serve, e dormire sul pavimento.

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