La trama del matrimonio (Jeffrey Eugenides)

Quasi cinquecento pagine che scorrono, scorrono. Scorrono senza picchi e senza banalità, civettando tra i “Frammenti di un discorso amoroso” di Roland Barthes e le atmosfere – sempre esplicitamente citate – da Jane Austin.
Potrebbe anche bastare, per giustificarne la lettura.

La descrizione di un amore in cui uno dei partner è affetto da disturbo bipolare – alternanza di periodi di depressione e di eccitato iperattivismo – è forse la parte migliore. A me è sembrata molto molto credibile. Vicina alla realtà. Che pure, per fortuna, non ho avuto occasione di incontrare.
Uno degli elementi che mi dicono di un libro hai fatto bene a leggerlo è quando sei vicino alla fine e hai voglia, proprio voglia, di sapere come va a finire.
Perchè i romanzi, come la vita, finiscono. E non è l’ultima delle ragioni per cui amiamo tanto leggerli.
Bene: il piacere maggiore mi è venuto proprio dalle pagine finali, in cui scivola una soluzione piana, con una propria bella coerenza che non si può dire inaspettata ma nemmeno attesa.

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