Viaggio di nozze (Patrik Modiano)
Quando, fra i tanti libri esposti, ne prendo in mano uno, a volte mi chiedo che cosa mi abbia attratto proprio in quel libro. Non sempre è facile riconoscerlo. Non sempre mi piace doverlo ammettere, ma è un esercizio istruttivo, dirci che cosa davvero ci muove.
In questo caso mi sono fatto attrarre dalla fascetta che ricordava “Premio Nobel 2014”, e stavolta è andata bene, con un autore – confesso – a me prima sconosciuto.
Per me è un racconto lungo (130 pagine), anche se la copertina recita “romanzo”. Anche in questo ha affinità con Tabucchi, che ho sentito richiamato dalle atmosfere insieme lievi e dense di sotterranei. La scrittura non cerca preziosismi e perciò l’ho potuto leggere in una serata, con lo sfondo, che mi è sembrato molto appropriato, del pianoforte di Satie.
Pochi personaggi che si incontrano, e poi due o tre volte si reincontrano, fra casualità e ricerca, fra gli ultimi anni della seconda guerra mondiale e oggi.
Il destino del protagonista legato a quello di una donna. Ci si potrebbe aspettare una storia d’amore, vissuta o mancata che sia, e invece è altro. Quando si potrebbe anche essere un po’ irritati perchè ormai mancano pochissime pagine e non ce ne possono essere abbastanza per una spiegazione plausibile, e ci si rassegna all’ennesimo “finale aperto”, le ultime quattro righe – quattro righe quattro – dicono quanto basta, ed è necessario.
Mi ha richiamato l’ultima pagina de “L’amico ritrovato”, di Fred Uhlman. L’essenzialità, senza oscurità, è privilegio di pochi. Cercherò altro, di Patrik Modiano.