Acciaio (Silvia Avallone)

I personaggi: due ragazze accompagnate dalla tarda adolescenza a pre-adulte. E l’acciaieria dove si fanno le rotaie per tutti i treni del mondo. Questi i protagonisti di “Acciaio”.

Poi: i ragazzi, i genitori, alcune amiche. Infine, l’Elba: così vicina così lontana. Causa iniziale – con le sue miniere – dell’esistenza di Piombino, e ora sta lì, a vista tutti i giorni, meno di un’ora di traghetto, ma posto tra l’alieno e l’irraggiungibile per l’umanità giovane della città cresciuta intorno agli altiforni che non si spengono mai.

Sono diffidente, in principio, verso le opere prime di scrittori giovani che vincono subito qualche premio (“Acciaio” ha vinto lo Strega). Tendo a pensare a manovre di case editrici che vogliono lo scrittore-personaggio. Magari ci saranno pure state, le manovre, ma “Acciaio” è un gran bel libro e Silvia Avallone una signora scrittrice.

Avevo comunque già un buon viatico da Clara Sereni, che mi aveva detto di aver votato proprio per “Acciaio”, allo Strega, quando i miei amici di Piombino me l’hanno regalato, perciò…

Perciò i libri posso distinguerli in tre categorie: quelli che non vale la pena leggere e questi, dismessi da tempo i sensi di colpa, li lascio perdere serenamente. Poi ci sono quelli ben scritti, con storie attraenti, che in certi momenti ti chiedi dove andrà a parare ma che ti dici comunque vale la pena continuare. Infine ci sono i libri che non vedi l’ora di riprendere in mano per proseguire.

“Acciaio” sta nell’ultima categoria. Dopo poco i personaggi sono persone che conosci, e le cose che succedono, le vicende che li toccano sono cose che succedono a persone che conosci. Perciò può capitarti di piangere se qualcosa di brutto succede a qualcuno di loro. Forse anche perchè il tuo migliore amico ci lavora, in quella fonderia.

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