Il crepuscolo del mondo (Werner Herzog)

Di Herzog lessi “Sentieri nel ghiaccio”: un viaggio a piedi da Monaco a Parigi per andare a trovare un’amica molto malata; una specie di fioretto, di preghiera laica, di sacrificio per amore dell’amica.

Herzog è anche, direi sopratutto, il regista autore di Nosferatu con Klaus Kinsky, suo attore preferito, interprete anche di tanti western all’italiana, e di Fitzcarraldo, dove fece ripercorrere alla troupe l’insana idea di risalire un fiume in America latina e di trasportare sulla terra la nave nei punti in cui non poteva navigare.

Dunque, la storia estrema di Hiroo Oneda, il soldato giapponese che per oltre venti anni continuò a tenere la postazione, e combattere, nell’isola filippina di Lubang, è proprio una storia per Herzog, che cerca le situazioni limite.

Sono poco più di cento pagine, che rendono la solitudine estrema, la paranoia fatta necessità di sopravvivenza, e infine gli onori tributatigli a partire dal presidente delle Filippine, e poi in patria.

Herzog lo incontra nel santuario dove si è ritirato, dove sono conservati i resti, a brandelli, della sua uniforme, che a Herzog viene permesso di toccare e dove scopre un oggetto che Hiroo aveva dimenticato.
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