Coral Glynn (di Peter Camerun)
Un romanzo classico, in cui i fatti sono raccontati nella loro sequenza cronologica.
Già solo questo, oggi, ne fa una rarità, affogati come siamo da capitoli alternati di vite parallele, flashback a gogo, decine di personaggi che si intrecciano si perdono e si ritrovano in matasse aggrovigliate.
Peter Camerun, invece, mette in scena i personaggi, introduce un solo elemento fortemente drammatico – tragico – che resterà comunque a lato di una vicenda di relazioni personali che si snoda piana, pur nei contrasti di sentimenti.
Il finale è sorprendente e asciutto, nessuna palla va nella buca che ci possiamo essere immaginati, ma tutte vanno in una buca che, a posteriori, ci diciamo che avremmo potuto pensare: più come nella vita vera che nei romanzi. E questa, forse, è la sua migliore qualità.
Perciò: il romanzo sarà pure morto, ma un buon romanzo tiene buona compagnia, qua e là ci suscita qualche riflessione, qualche ricordo, qualche progetto. Resta tempo sempre ben speso. Il che non si può dire di tante attività umane.
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