Fratelli e cani (Giorgio Molinari)

Duecento pagine che se ne vanno come il vento. Una storia ben costruita, magari un po’ “studiata”, che comunque ti tiene e ti chiede di continuare ad esser letta fino alla fine. E così è stato, per me.

Anche se il prologo – due, tre pagine: tutto il romanzo sono capitoletti brevi, nervosi, concisi – mi aveva deluso: la donna aggredita in casa che si arma di coltello per difendersi da una violenza e finisce con scopami mi sapeva troppo di quello che noi maschi ci piacerebbe le femmine provassero.

Ma poi la scrittura scorre – e pazienza se qualche volta la strada è polverosa e la pioggia fredda e fitta – e l’intreccio è avvincente.

I rimandi che mi ha suggerito sono Romanzo popolare per l’ambientazione e per il sogno in Provenza, Pulp fiction per la sparatoria in cui riescono ad ammazzarsi disciplinatamente tutti a vicenda, Mickey Spillane per la disinvoltura dei passaggi emotivi, perchè quello che conta è l’azione, e l’inverosimiglianza del comportamento della guardia (donna) forestale conta poco se la sparatoria finale alla John Woo serve a portarci all’esondazione finale che chiude il cerchio aperto da una delle primissime scene.

Infine: La carica dei 101, per l’umanizzazione dei due branchi – anche se qui si tratta di cani feroci allevati per il combattimento – che accompagnano la trama ai margini della campagna di Fiumicino.

L’autore vuole bene ai suoi personaggi, fino a far passare un’autoassoluzione “Lo abbiamo fatto perchè non avevamo scelta” che – azzardo senza rete – qualche rispecchiamento,  magari in tutt’altri contesti, potrebbe trovare nella vita vera.

PS: ho conosciuto Giorgio Molinari in un corso di sceneggiatura al quale anch’io partecipavo: la sua sceneggiatura era sicuramente la migliore, e alla fine l’unico difetto trovato fu ma chi avrà i soldi per realizzarla, oggi? Mi piace ricordare che alcuni temi sono rimasti: l’infanzia abbandonata, la fuga potendo contare solo su se stessi, la vendetta sugli adulti “cattivi” appena possibile. E il finale political correct, sia pure con uno spruzzo, ma proprio uno schizzetto, di malizia.

Questo è il suo secondo romanzo: che la realizzazione del sogno continui, dunque!

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