Canale Mussolini (Antonio Pennacchi)
Dopo qualche intermezzo, ho letto anche Canale Mussolini. (di Canale Mussolini seconda parte dico qui).
È un libro di storia scritto vorrei dire in poesia, nonostante la prosa sia per lo più brusca, ma scorrevole come se ci fosse dietro un enorme lavoro di pulitura degli argini – tanto per restare in tema – di cui tuttavia non si sente mai il peso.
Conosciamo la famiglia Peruzzi ai primi del ‘900 e la seguiamo – mezzadri, nelle pianure ferraresi dei maledetti Zorzi-Vila – durante la prima guerra mondiale e poi lungo l’affermazione del fascismo, fino a che, rovinati dalla “quota 90”, sono costretti ad accettare di andare a bonificare le paludi pontine. I cispadani, così li chiamavano dispregiativamente gli abitanti di Sezze, Sermoneta e dei paesi vicini. Ricambiati da “marochini”. Tanti episodi di scontri e solidarietà, senza mai bene di quà e male di là.
Non sono affatto d’accordo con chi ne ha criticato la mancanza di giudizio morale rispetto al fascismo: i fatti sono visti dal punto di vista di chi li ha vissuti, nel momento in cui li ha vissuti, e questo è il solo modo di farceli rivivere, ciascuno libero di formarsi il proprio convincimento circa i giudizi.
Tutto l’arco del fascismo, con i vari personaggi storici delineati attraverso i rapporti con questo o quello della famiglia Peruzzi, scorre lungo il romanzo.
Metà famiglia fascista, metà socialista, quasi tutti inconsapevoli della storia che li attraversa e che tuttavia vivono con sangue lacrime e sudore.
Il racconto della bonifica delle paludi pontine, con la costruzione del centrale canale Mussolini, con i riallagamenti per previsioni errate e le riprese caparbie, l’Opera combattenti che regpla i flussi e la distribuzione dei poderi, restituisce la grandezza di un’impresa e la sofferenza e la fatica di chi l’ha sia progettata sia compiuta nei decenni, fra malaria e fame.
Tanti personaggi memorabili, tante pagine commoventi senza nemmeno un briciolo di pietismo.
Un grande romanzo. Una scrittura originalissima. Insieme al secondo, costituisce un punto di riferimento della letteratura italiana. Da far leggere nelle scuole, all’ora di storia.
La qualità sta fra l’Olmi de L’albero degli zoccoli e il Bertolucci di ‘900. Basta?
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