54 (Wu Ming)
Sempre dubbioso di questo collettivo di scrittori passati da Luther Blisset a Wu Ming, mi sono deciso a provare con questo “54”, che sta per l’anno 1954.
La trovata – assumere segretamente Cary Grant per spostare Tito verso il mondo occidentale – è carina e tutto sommato ben resa, nell’intreccio con i residui delle storie partigiane sul fronte est con partigiani combattuti nei cuori, e combattenti fra di loro, purtroppo, fra sentirsi più italiani o più internazionali e comunisti.
Il dopoguerra con i nuovi protagonisti provenienti dalle diverse e spesso opposte storie personali, un figlio alla ricerca del padre, personaggi che continuano la rivoluzione mancata con il contrabbando, insomma una quantità di materiale ottimamente strutturato da chi sa come si costruisce un intreccio.
Appunto: si costruisce. E si sente. Ho immaginato che i diversi autori si siano divisi i filoni narrativi avendo stabilito a priori i nodi di contatto, e mi riesce difficile pensare che altrimenti che così possa essere andata.
Comunque un prodotto gradevole, di lettura piacevole. Per me basta così.
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