L’ordine del tempo (Carlo Rovelli)

Insomma, sembra che l’abbiano letto proprio tutti, così eccomi qui.

Ho imparato che il tempo non scorre alla stessa velocità in tutti i posti. Anzi, non scorre alla stessa velocità in nessun posto! Per esempio, in montagna va più veloce che in pianura. Carlo Rovelli è un fisico, dice che ce ne sono prove sperimentali, mi fido, gli credo.

Sembra che si tratti di qualcosa di simile alle teorie di Newton prima che Einstein formulasse la teoria della relatività: le teorie di Newton restano vere, nell’ambito in cui sperimentiamo la quasi totalità della nostra esperienza, e sono utilissime per “fare cose”. Diventano inservibili, anzi false, se si cerca di applicarle al piccolissimo e al grandissimo.

Così per il tempo: quando ritroverò alla base il mio amico che è salito sulla montagna i nostri orologi segneranno la stessa ora, anche se per lui il tempo sarà passato più velocemente, ma questo dipenderà soltanto dalla insufficiente precisione dei nostri orologi, e per quanto riguarda esserci dati un appuntamento ad un’ora ci sarà più che sufficiente.

Quindi tranquilli: anche se ad altri livelli passato presente e futuro potrebbero scorrere in altre direzioni, per quanto riguarda le nostre limitate vite scorrono sicuramente solo in direzione della morte (alla quale, come è noto, Woody Allen è nettamente contrario).

Insomma il tempo non è un concetto assoluto, ma uno dei modi attraverso i quali le cose e le persone sono in relazione. Cioè non esiste “di per sè”, ma solo se c’è una relazione fra almeno due entità.

Ho trovato particolarmente stimolante il capitolo 12 “Il profumo della madeleine”, dove in una quindicina di pagine si spazia fra filosofie e religione, identità personale e memoria.

Mi è tornata alla mente Alice, alle prese con il suo sogno in cui c’è il Re rosso, che si chiede se anche lei sarà presente nel sogno del Re rosso.

È possibile che io non abbia ben capito ciò che ho cercato qui di riassumere e che, per la mia ignoranza di base circa la fisica, abbia scritto anche qualche sfondone. A chi volesse accertarsene toccherà munirsi di questo libricino di meno di 200 pagine (di quelle piccole, tranquilli) che garantisce in ogni caso una quantità di spunti di riflessione a largo raggio, e per riflettere non c’è bisogno di capire proprio tutto, no?

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