Still life (Uberto Pasolini)
Un omino piccolo e buono, senza una vita privata, tutto dedito, da un triste ufficio comunale di un quartiere londinese, a rintracciare i parenti di persone sole, decedute.
Svolge il suo lavoro con passione e sollecitudine, ovviamente – scontato in questo tipo di personaggi – con meticolosità vicina all’ossessività per i particolari, e perciò gli oggetti tutti perpendicolari sulla scrivania, etc.
Una nuova morte, un nuovo incontro, potrebbe cambiargli la vita.
L’happy end ci è risparmiata, ma non ci è risparmiato un finale che ho pensato lo avrà obbligato il produttore. Invece il produttore è lo stesso regista, che sta nel cinema – ho scoperto – principalmente proprio come produttore, e produttore di fiuto, visto che suo è stato Full Monty.
Peccato che nel duello tutto interiore che io immagino essersi svolto fra regista e produttore abbia prevalso il produttore, e il regista/sceneggiatore non si sia affidato ad un altro sceneggiatore per un finale diverso.
Gli ultimi due minuti, solo quelli.
Comunque visto volentieri.
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