Mi chiamo Yuri (Patrizia Pieri)
Dieci anni dopo, due amici e una madre restituiscono verità e dignità a Yuri.
Conosco Patrizia Pieri come brava fotografa, il lavoro e la passione di una vita, immagino non sia stato facile passare da una modalità espressiva a un’altra senza portarsi dietro residui.
Invece, il romanzo è fatto di parole, come dev’essere, e “privo” di foto; a parte quella vera e propria della copertina che ferma un ambiente della storia particolarmente caro ad alcuni dei protagonisti.
La foto è stata presa a villa Sciarra, un bellissimo posto nel cuore di Monteverde, Roma, ora purtroppo molto trascurato, dove un gruppo di amici passava ore in cui nascevano amori, amicizie, qualche illegalità da adolescenti e qualche altra da giovani adulti che entrano in contatto con adulti feccia.
È la storia di un sentimento rimasto sospeso fra amicizia e amore, che dieci anni dopo un incidente stradale in cui Yuri muore – il protagonista appare solo nei racconti degli amici e della madre – è la spinta che induce gli amici più cari di Yuri a indagare su quell’incidente sul quale troppe ombre non sono state illuminate.
La storia prosegue scorrevole: la ricerca della verità – piena anche di avventure inattese, nello squallore di una mala romana tra cocaina fascisti e strozzini – va in parallelo con il crescere di un sentimento, osservato con grande delicatezza.
I piani temporali – oggi a trent’anni, ieri a venti, l’altro ieri fra tredici e quindici – si alternano fluidi e restituiscono lo spessore dei diversi personaggi e le rispettive evoluzioni, involuzioni.
Della madre di Yuri, Patricia, sappiamo che proviene da una famiglia ipocrita da cui è scappata e che ha incontrato un uomo – il padre di Yuri – rivelatosi un poco di buono. Patricia resta sullo sfondo: non vuole credere alla casualità dell’incidente stradale – troppe incongruenze, troppi sospetti – ma il dolore incommensurabile della perdita di un figlio non le permette, sul momento, di cercare.
Cercheranno, per lei e con lei, Valentina e Andrea, gli amici più cari di Yuri, alla cui memoria questo romanzo, oltre a confermare l’amore di una madre, restituisce dignità e rispetto.
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!