L’estranea (Patrick McGrath)
Un segreto di famiglia, svelato, – resterà ignoto se per consapevole volontà o per un momento di defaillance – cambia inesorabilmente, nel profondo, le esistenze di tutti i protagonisti di questo romanzo.
Chi perchè direttamente coinvolto, chi perchè legato a chi direttamente coinvolto.
E, siccome del segreto è rivelata la sostanza, ma non l’intero contesto nè i particolari, il romanzo scorre anche come un giallo in cui alcuni vogliono sapere, altri preferiscono evitare, ed ogni pezzetto di verità – o di interpretazione di chi la espone o trova? – che si aggiunge non si può prevedere quali effetti produrrà.
I protagonisti sono Constance, che vuole diventare padrona di se stessa finalmente liberandosi del padre da cui non si sente amata, ed il marito Sidney, che le risponde chiediti piuttosto perchè il cielo è azzurro alla domanda di Constance perchè dici di amarmi.
Constance e Sidney si alternano in prima persona capitolo per capitolo, ed è doloroso assistere alle rispettive letture degli stessi fatti che mai combaciano nell’essenziale.
Poi Iris, sorella un po’ sciamannata di Constance, innamorata di un pianista di pianobar, Howard, figlio di un precedente matrimonio di Sidney, Morgan, padre di Constance ed Iris, e Mildred, sua fedele governante.
Sullo sfondo, protagonista inconsapevole e tuttavia presenza discreta e metaforica del disfacimento e, forse, della ricostruzione, Penn station, la stazione dei treni al centro di New York che negli anni 60 fu demolita e ricostruita mentre il traffico continuava. E’ l’unico elemento che ci dà un’informazione sul tempo in cui il romanzo si svolge.
A me è piaciuto anche più di Follia, per il quale Patrick McGrath è soprattutto famoso. Ricordo anche Spider, che non ho letto ma di cui ho visto il bellissimo film che ne ha tratto Cronemberg. Non c’è allegria, di sicuro. Tanta vita, sì, c’è.
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