Tempo di imparare (Valeria Parrella)
Lo cominci con un leggero fastidio, per la lingua difficile, e dopo poche pagine te lo senti in mano che lo vuoi leggere tutto di un fiato.
Eppure sai che non ci sarà un “finale”.
Eppure non c’è un intreccio, non ci sono personaggi, non il filo di una storia, se non una mamma ed il figlio disabile che non vuole chiamare disabile e nemmeno normale e nemmeno solo figlio e allora capisci che la lingua difficile non è esercizio di bravura ma necessità per dire ciò che non ci sono tutte le parole per dirlo.
E quando lo capisci perdoni qualche sfoggio superfluo (non si dovrebbe dare per scontato che tutti sappiano chi è Chomsky, ad esempio) di cultura e cerchi di collocarlo nella Napoli colta di cui la protagonista è figlia dichiarata.
coinvolta e appassionata la tua recensione.
mi pare molto impegnativo come libro e come storia, di quelle che in fondo, ti prendono le budella e iniziano a farci angoli imprevisti