Resto qui (M. Balzano)
Sono stato diverse volte in val Pusteria, non sapevo che in zona ci fosse, seppellito dall’acqua di una diga, questo paese, del quale è stato risparmiato il campanile che pare diventato meta di selfie.
Il romanzo parla di una famiglia e di una comunità strapazzati per una generazione prima dai fascisti che vietano di parlare il tedesco, poi dai nazisti, infine dalla Montecatini.
Ad un certo punto ci sono gli andanti e i restanti: si guardano male fra di loro, come traditori, perchè fascisti e nazisti si sono accordati per permettere a chi voglia di trasferirsi in Austria.
La guerra è sullo sfondo che segna le esistenze: la figlia scappata con gli zii ricchi, il figlio che diventa nazista e va volontario, moglie e marito che scappano nel gelo verso la Svizzera.
La guerra finisce, le esistenze sembrano ricomporsi, la diga, i cui lavori tante volte sono stati sospesi e tante ripresi – i più confidano nel fato benigno, nella provvidenza, nel papa – infine viene costruita, i masi fatti saltare col tritolo, le famiglie costrette in trentaquattro metri quadri ciascuna.
Uno stile asciutto, denso, per un romanzo appassionante, come se non si sapesse come andrà a finire. Un’epopea di vinti, mai domi.
Bello, da leggere.
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