Mia madre (Nanni Moretti)
E’ un film – delicato quanto può esserlo considerato l’argomento – sulla morte. Meglio: sull’avvicinarsi della morte richiamato dalla morte delle persone care.
Nell’ordine naturale delle cose, stavolta, quindi senza la drammaticità de “La stanza del figlio”, con le esistenze sconvolte dalla morte di un figlio, di un fratello piccolo. Qui muore una madre, una nonna.
Nanni Moretti si sdoppia nella coppia di sorella/fratello al capezzale della mamma. Ritaglia per sè/attore la parte ragionevole, pensosa, tranquilla, tuttavia insofferente al lavoro routine, tanto da lasciarlo, e lascia a Margherita Buy, che non a caso impersona una regista, la propria parte nevrotica ansiosa intollerante.
Intorno, tutti personaggi dolenti – l’ex marito, il compagno mancato, l’infermiera, l’attore che non ricorda le battute, i compagni di set – e tendenzialmente spenti da esistenze che si intuiscono faticose, nelle quali il piacere non ha lasciato tracce consistenti. Fa eccezione, con la sua vitalità, la nipote liceale, a cui la nonna regala le ultime lezioni di latino, ma fa eccezione, sembra, solo perchè giovane, solo perchè “non sa ancora”. Fanno anche eccezione, per la verità, gli ex alunni ora di mezza età, rimasti affezionati alla professoressa di latino e che regalano ai figli qualche bel ricordo inedito.
Il film nel film è una scelta di sceneggiatura già sperimentata ne “Il caimano”, che qui mi pare risulti un po’ debole, ma che benedico per la presenza di John Turturro, che ci regala una gamma completa di prova d’attore, fino al memorabile ballo – non manca mai un momento “musical” nei film di Moretti – godibile non meno del Jesus de “Il grande Lebowsky”.
Gli ultimi fotogrammi sul bel viso di Margherita Buy mentre torna sulle ultime parole – forse reali, forse immaginate, ma che importa – scambiate con la madre trasmettono il passaggio dalla sofferenza per la morte della persona cara all’incedere della consapevolezza dell’inevitabile avvicinarsi della propria.
Capillare e delicata questa panoramica sulla fine di una persona cara che, a mio avviso, contatta quella parte di noi che ci prepariamo a lasciare, con tutto il dolore e l’intensità che soltanto la perdita evoca richiamando così alla dolcezza del presente. Grazie. È un film che a me è piaciuto moltissimo.
grazie Serena, anche a me è piaciuto molto.