Le affinità elettive (Johann W. Goethe)
Mi sento come il Fantozzi del cineforum: questo libro è una palla mostruosa.
Qui applausi zero, e se qualcuno mi leggesse mi massacrerebbe per l’impertinenza di dire male di uno dei libri più letti al mondo e di più duraturo successo.
Tant’è, pazienza. Ma questi quattro che passano la vita ad aggiustare siepi e piegare colline per ottenere l’ambiente ottimale per le loro viste sono tanticchia insopportabili, anche perchè alcuni passaggi emotivi fondamentali sembrano dipendere proprio da qualche maggiore o minore interesse o passione o attitudine a questi giardinaggi.
Un abisso da carne e sangue che si respirano in Anna Karenina.
La conclusione tragica poi, dopo aver passato metà libro a convincerci della quasi ineluttabilità – addirittura per chimica – del tradimento sentimentale, sembra una vendetta moralistica dell’autore sui protagonisti.
Almeno Edipo era tragico perchè punito senza colpa: costoro sono invece puniti dal destino per aver scelto il loro destino.
Pollice verso, e chi se ne importa se è quasi unanimemente considerato un capolavoro evergreen.
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