La casa del sonno (Jonathan Coe)
La costruzione dell’intreccio è magistrale.
L’alternarsi di capitoli pari e dispari a vent’anni di distanza, con tutti i fili al posto giusto e senza mai lasciare il lettore disorientato è affascinante.
Eppure, l’emozione, quando potrebbe prenderti, resta sospesa, perchè quella che appariva una storia drammatica non capisci più bene se non sia invece virata nel grottesco.
Nei corsi di sceneggiatura si insegna che in una storia una coincidenza ci può stare, due diventano sospette, tre rendono l’insieme poco credibile: gli ultimi capitoli de “La casa del sonno” sono così pieni di coincidenze che viene da pensare sia stato questo il modo per strizzare l’occhio al lettore e dirgli non mi prendere troppo sul serio, mi ci sto divertendo.
Il che mi lascia il sapore di un chè di immorale, visto che la storia qualche emozione aveva suscitato.
l’ho appena letto
come ogni libro mi piace che ci sono molteplici livelli di lettura possibili.
a me è sembrato purtroppo non una coincidenza inverosimile ma una sfortuna dovuta alla mancanza di comunicazione.
e quello accade di continuo in ogni famiglia amicizia etc
che tu ed io leggiamo “insieme” lo stesso libro la considero una bella coincidenza.
Che si incontrino in una stanza di albergo cinque psichiatri e uno così e uno colà e pure un terzo colì (non entro nei particolari per chi non lo avesse letto) mi sembra troppo.
Sono poi molto d’accordo sul fatto che un buon libro dica cose diverse a diversi lettori.
Resto curioso di sapere – magari via mail, così non roviniamo la sorpresa alle centinaia di lettori 🙂 di questo blog che correranno a comprare “La casa del sonno” – a quale mancanza di comunicazione ti riferivi.