Il militante (Viet Thanh Nguyen)
Tanto mi era piaciuto “Il simpatizzante” che ho voluto leggere anche il seguente “Il militante”.
Il protagonista è lo stesso, ma stavolta ha ottenuto, insieme al fratello di sangue Bon, il diritto di asilo in Francia e perciò, invece che in California al seguito di un ex generale vietnamita, lo ritroviamo a Parigi, negli anni ottanta.
Il ritratto della zia vietnamita, inserita appieno nel gauchisme intellettuale parigino è quanto di più godibile. Sarà la zia, amica del Boss, pure lui profugo vietnamita, a introdurre il nostro protagonista nell’industria dello spaccio, con il contorno di avventure fra bande rivali, equivoci, massacri.
Tutto raccontato con estrema leggerezza e ironia.
Come in California la guerra del Vietnam era continuamente presente, così a Parigi non mancano i retaggi della guerra d’Indocina di vent’anni prima, con le conseguenze sulle personalità degli esuli che cercano un modo diverso di stare al mondo, lontani dalla cultura d’origine, della quale non hanno certo nostalgia, e tuttavia decisi a non farsi inglobare dalle culture di adozione, delle quali osservano con occhio – e scritto – feroce le storture.
Godibile, come il precedente.
Il protagonista è lo stesso, ma stavolta ha ottenuto, insieme al fratello di sangue Bon, il diritto di asilo in Francia e perciò, invece che in California al seguito di un ex generale vietnamita, lo ritroviamo a Parigi, negli anni ottanta.
Il ritratto della zia vietnamita, inserita appieno nel gauchisme intellettuale parigino è quanto di più godibile. Sarà la zia, amica del Boss, pure lui profugo vietnamita, a introdurre il nostro protagonista nell’industria dello spaccio, con il contorno di avventure fra bande rivali, equivoci, massacri.
Tutto raccontato con estrema leggerezza e ironia.
Come in California la guerra del Vietnam era continuamente presente, così a Parigi non mancano i retaggi della guerra d’Indocina di vent’anni prima, con le conseguenze sulle personalità degli esuli che cercano un modo diverso di stare al mondo, lontani dalla cultura d’origine, della quale non hanno certo nostalgia, e tuttavia decisi a non farsi inglobare dalle culture di adozione, delle quali osservano con occhio – e scritto – feroce le storture.
Godibile, come il precedente.
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