La casa del sonno (Jonathan Coe)
La costruzione dell’intreccio è magistrale.
L’alternarsi di capitoli pari e dispari a vent’anni di distanza, con tutti i fili al posto giusto e senza mai lasciare il lettore disorientato è affascinante.
Eppure, l’emozione, quando potrebbe prenderti, resta sospesa, perchè quella che appariva una storia drammatica non capisci più bene se non sia invece virata nel grottesco.
Nei corsi di sceneggiatura si insegna che in una storia una coincidenza ci può stare, due diventano sospette, tre rendono l’insieme poco credibile: gli ultimi capitoli de “La casa del sonno” sono così pieni di coincidenze che viene da pensare sia stato questo il modo per strizzare l’occhio al lettore e dirgli non mi prendere troppo sul serio, mi ci sto divertendo.
Il che mi lascia il sapore di un chè di immorale, visto che la storia qualche emozione aveva suscitato.