Per Isabel (Antonio Tabucchi)

Una bella sorpresa in libreria, incontrare un testo inedito di Antonio Tabucchi. Anche questo un racconto lungo – non capisco il bisogno dell’editore di farlo passare per romanzo – a cerchi concentrici, a mandala dice Tabucchi.

Il protagonista è alla ricerca di senso, forse di perdono, sulle tracce di Isabel, scomparsa misteriosamente dopo essere entrata in clandestinità nel Portogallo di Salazar, forse morta, forse finta morta, forse chissà.

La ricerca ci fa incontrare personaggi e luoghi, ciascuno dei quali fornisce un pezzetto di verità, una briciola di Pollicino sulla strada di Isabel.

Sia il protagonista sia Isabel sono leggeri, vogliosi di o disponibili a scambiare conoscenza ma lontani dalle passioni, aerei.

Dice la nota finale della curatrice che Tabucchi lo teneva nel cassetto da diversi anni, che ne aveva parlato, forse ci stava rimettendo mano prima di ammalarsi e morire, ed io ammiro l’integrità morale di non mandare in giro qualcosa di cui non era evidentemente ancora del tutto convinto, e che invece a me arriva come un regalo inaspettato, allo stesso livello del resto della sua opera.

Da leggere, senza riserve.

PS: mi sono soffermato ad analizzare alcune pagine (da 102 a 106) che contengono una sequenza di dialogo tutta nel corpo di soli tre paragrafi, e mi sono messo a sottolineare le espressioni verbali con cui la parola passa all’uno e all’altra, e questo è il risultato:

osservai—

disse

 

dissi—

continuò

 

dissi—

continuò

 

dissi—

continuò

 

continuò

 

ripetei—

disse

 

chiese

 

risposi—

rispose

 

risposi—

disse

 

pregai—

continuò

 

sussurrò

 

risposi—

continuò

 

disse

 

risposi—

continuò

 

dissi—

disse

 

ripetè

 

dissi—

disse

 

disse

 

rassicurai—

continuò

 

chiese

 

risposi—

continuò

 

chiese

 

risposi—

chiese

 

dissi—

chiese

 

risposi—

confermò

 

 

 

Su quarantadue, ben trentasei sono sostanzialmente “neutre” (dissi/e, continuai/ò, chiesi/e, risposi/e) e soltanto sette hanno una valenza più significativa (osservai, pregai, sussurrò, rassicurai, confermò, ripetè).

Mi sono messo a fare questo elenco perchè all’inizio avevo notato quasi soltanto i dissi / disse, ed ero sorpreso di come il tutto scorresse comunque fluido e piacevole, nonostante le ripetizioni che in qualsiasi scuola di scrittura sarebbero state decisamente represse.

Mi sono anche chiesto con quale criterio uno scrittore scelga di differenziare i dialoghi con una iniziale – ” << etc oppure preferisca mantenerli nel corpo generale. Al momento non ho risposta. Anche come lettore non saprei. Penso che abbia a che fare con l’intenzione di staccare o di dare continuità. Da approfondire

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