La sezione profonda (Mario Santamaria)

Quattro racconti molto ben scritti, fra loro diseguali per dimensione e struttura e tuttavia con alcuni fili in comune.

Di “Addio alla carne” mi è piaciuto il finale semi aperto, un po’ alla Butch Cassidy, anche se lì la fine era chiara mentre qui resta indefinita, perchè non l’avventura di una rapina – in sè poco credibile – è il tema, ma la condivisa insofferenza al mondo dei quattro personaggi.
Mi è venuto in mente Butch Cassidy, e resto con il dubbio che questo genere di associazioni filmiche – ce ne saranno molte altre – siano tutte dentro di me o che, almeno qualcuna, oltre a quelle esplicitate, stia pure nella testa o nel subconscio dell’autore.

In “Vino di donna” il protagonista, nella sua semi-stupidità, è il personaggio che più naturalmente può esprimere la violenza primordiale che da tutti i racconti sembra risultare il motore principale del mondo, anche se la scrittura la contiene, questa violenza, la trattiene anche quando le esplicita.

“Come fosse tua” è una bella storia, che forse avrebbe beneficiato di un maggiore approfondimento, ma capisco che la “lunghezza” del racconto è sempre a doppio taglio e non sempre è facile scegliere la giusta misura.

“La sezione profonda”, che dà il titolo alla raccolta ed è il racconto più lungo, potrebbe essere il trattamento per un episodio di “The black mirror”. La storia è molto ben costruita, di quelle che “lo voglio finire non mi posso addormentare proprio adesso!”. Qualche credito potrebbe essere riconosciuto anche a Dexter. Particolare inquietante, che mi ha fatto dubitare per un attimo della mia ferma convinzione circa la casualità degli avvenimenti: quando ho cominciato a leggerlo stavo ascoltando le variazioni Goldberg, anche se da un’interprete diversa da Glenn Gould. E qui l’ultima associazione: chiuso nella gabbia, con la mordacchia, pronto ad attuare il piano per liberarsi, ne “il silenzio degli innocenti” Hannibal sta ascoltando le variazioni Goldberg.

L’attenzione ai personaggi, la chiara intenzione di disegnare ciascuno con forme ben definite, mi fa pensare che possa essere maturo il passaggio al romanzo: c’è la scrittura, c’è la capacità di costruire storie, what else?

Meritano più che una citazione i bellissimi disegni di Alberto Graia, che impreziosiscono l’edizione.

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