Venere in pelliccia (Roman Polansky)
Due soli attori – un’attrice strappa fuori tempo un’audizione ad un regista – mettono in scena una sequenza di scambio di ruoli scambio di parti scambio di persone.
La magia di Polansky sta nel farci passare dal livello reale (attrice / regista) al livello teatrale (donna / uomo) al livello lotta di potere fra i sessi al livello scambio di ruolo con qualche intervallo di cambio di prospettiva (l’attrice conosce davvero la fidanzata del regista? sta davvero facendo lì un lavoro diverso da quello dell’attrice?), il tutto miracolosamente privo di sbalzi, senza fare alcuna fatica nel sapere “dove siamo adesso” e tuttavia con la continua sorpresa del trovare uno al posto dell’altra o al posto di se stesso in altro ruolo.
E’ il tema del potere nelle relazioni di coppia che viene esplorato qui agli estremi del piacere della sottomissione e della dialettica servo/padrone. Come nei precedenti, e altrettanto belli, “La morte e la fanciulla” e “Luna di fiele”.
Infine, piacere inaspettato, ho scoperto che Polansky sta per girare un film su Dreyfus, tratto da L’ufficiale e la spia di Robert Harris, che ho appena letto.
Grande regista, Polansky.
A Ste’ ma sto film era
veramente palloso!!! Nun se po’ fa un film con solo due attori. E non provare a paragonarlo a Luna di fiele! claudio albanese
che dire?
Son gusti, a me è piaciuto molto, di Polansky ho visto tutto e NON mi sono piaciuti soltanto – perchè senza alcuna originalità – Frantic e l’inutilmente costoso Oliwer Twist.
(ho un’omonimia: quale Claudio A. sei?)