Fuga senza fine (Joseph Roth)
Libro letto tanti anni fa, ora riletto.
All’inizio con un po’ di fatica, e mi stavo cominciando a dire magari allora ti era piaciuto ma adesso mi sa che ti arriva su altre corde e non è detto che valga la pena continuare.
Invece ho ritrovato tutto intero quel vago ricordo di personaggi che, tra le due guerre, passano come inebetiti nella vita, senza mai sapere perchè sono in un posto e se hanno voglia, o motivo, di restarci o di cambiare. Eppure hanno attraversato, e vissuto da dentro, la rivoluzione russa, la Berlino degli anni ’20 con dodici locali per omosessuali (il che non mi aspettavo proprio, in quel periodo storico), la Parigi nel massimo del fulgore culturale.
Un’ironia feroce, che mi ha ricordato quella – più leggera nella forma ma non meno ficcante – di Musil, o di Kundera e che talvolta sfoga nell’invettiva.
“Trovò nei suoi lineamenti levigati e ben curati quella fredda stupidità che somiglia tanto alla bontà soave, alla grazie gentile, all’inconsapevole gioia di vivere, quella desolante, incantevole, elegante stupidità che s’impietosice del mendicante al margine della strada e schiaccia con ogni suo passo leggero migliaia di vite”
Sembra l’epitaffio del – nostro – mondo occidentale, con un centinaio d’anni di anticipo.
Ottima idea, averlo ri-letto.
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