Il sopravvissuto (Antonio Scurati)
Il professor Andrea Marescalchi è l’unico insegnante che difende ancora, fino allo spasimo, l’alunno di liceo Vitaliano Caccia.
Mi ha fatto pensare, il professore Marescalchi, al Silvio Orlando de “La scuola”, che difende con argomenti impossibili, in consiglio dei professori, quello strano allievo, che non si vede in tutto il film, che “fa la mosca”.
Vitaliano Caccia, invece, si vede, nel romanzo, e nella prima pagina entra nella sala della commissione di esame, tira fuori una pistola, e ammazza uno a uno tutti i professori. Tranne il professor Andrea Marescalchi, davanti al quale si siede, come se si aspettasse di essere interrogato e, quando capisce che quello è rimasto catatonico, si alza, gli punta il dito contro e se ne va.
Questa la premessa. L’ovvia domanda è: perché il professore Marescalchi, unico, è stato risparmiato?
Se lo chiede la psichiatra a cui viene affidato, quale reduce da un tale trauma e che lo coinvolge in un gruppo di autoaiuto.
Se lo chiedono gli investigatori, che intanto gli hanno messo i carabinieri a protezione, perché non si può escludere che Vitaliano torni a completare l’opera.
Se lo chiede l’ispettore ministeriale, affinchè l’istituzione capisca dove ha sbagliato e vi ponga rimedio.
Se lo chiede, più di ogni altro, il professor Andrea Marescalchi. Si interroga, senza sconti, su quanto possano aver influito, sul ragazzo che lo teneva in alta considerazione, le contraddizioni fra insegnamenti e vita privata.
Qualcuno troverà risposte? Si saprà che fine ha fatto Vitaliano? Queste le domande che accompagnano il lettore per le avvincenti quasi quattrocento pagine del romanzo.
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