Presi per il PIL (Lorenzo Fioramonti)
Nel 1987 l’Italia diventò la V potenza economica del mondo grazie ad un trucco contabile: l’inserimento nella contabilità nazionale della (stima) dell’economia sommersa.
Il PIL (Prodotto Interno Lordo) è un indicatore che, come tale, ha una sua utilità, ma che preso come riferimento sostanzialmente unico per la ricchezza produce distorsioni intollerabili.
Fu introdotto nel 1934 negli USA, come strumento per “misurare” l’uscita dalla Grande Depressione.
Servì, a quello scopo. Sopratutto quando gli USA si trasformarono in una macchina da guerra per sconfiggere Hitler. Gli studi sul PIL permisero di trovare i punti di equilibrio fra gli obiettivi di produzione militare e di mantenere alto il consumo interno. Gli economisti ebbero ragione sui militari nel portare alla decisione che il momento adatto per l’intervento sarebbe stato nel 1943/44, come poi fu.
Kuznets, che lo aveva inventato, cercò di mettere in guardia sul fatto che uno strumento nato in occasione di una crisi temporanea e poi utilizzato in periodo di guerra fosse quello giusto anche in tempo di pace, ma gli USA continuarono ad estendere l’industria di guerra ed il PIL divenne una star intoccabile, estesa poi a tutto il mondo.
Kuznets fece notare che il PIL è sovrastimato, perchè include come valore beni e servizi, come il consumo di acque minerali causato dell’inquinamento delle risorse idriche etc, che derivano da distorsioni prodotte proprio dallo sviluppo industriale. Paradossi a non finire, come il lavoro salariato di una collaboratrice domestica che va nel PIL mentre non ci va lo stesso lavoro fatto da una casalinga. Insomma il lavoro “utile” non vale!
Il PIL USA beneficia delle enormi spese sanitarie private, mentre in quello cubano non conta la sanità gratuita!
E se un giorno la vendita di eroina diventasse legale ecco che il PIL aumenterebbe a dismisura per una legge senza che niete di essenziale sia cambiato nel mondo!
Nel tempo, in effetti, la metodologia di calcolo è stata più volte modificata: ad esempio nel 2007 Eurostat (ente statistico europeo) ha proposto di includere prostituzione e vendita di droghe leggere nel calcolo del PIL.
Qualcosa si è mosso: nel 2010 Cameron ha chiesto di stimare la “felicità” degli inglesi, Obama ha istituito una commissione per la misurazione del “benessere soggettivo”, nel 2012 il Segretario generale dell’ONU dichiarò il bisogno di nuovi indicatori che tengano conto sì dello sviluppo economico, ma anche di benessere sociale e ambientale.
Alla fine, il punto è che ogni società dovrebbe scegliere gli indici che misurino il proprio benessere, ma l’esistenza del Pil, dalla cui misura dipendono in larghissima parte i movimenti finanziari internazionali, rende difficilissimo questo lavoro.
Un libro molto, molto molto interessante. Agile (190 pagine). Da leggere e anche un pochino studiare.
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